da Moked
L’interesse per le iniziative del Cinquecentenario del Ghetto di Venezia si conferma altissimo. Una nuova prova arriva dall’affollata conferenza stampa svoltasi questa mattina nei locali della Comunità ebraica veneziana per fare una nuova il punto sul ricco calendario di eventi in programma e sulle molte sfide di questa ricorrenza.
Perché anche in un giornata drammatica come quella odierna resta irrinunciabile l’impegno a fare cultura e a “combattere la barbarie con la civiltà”. A ricordarlo è lo studioso Shaul Bassi, tra le anime del comitato “I 500 anni del Ghetto di Venezia”, in un applaudito intervento.
“Il nostro pensiero va alle vittime e a tutti coloro che soffrono” esordisce il presidente della Comunità ebraica Paolo Gnignati, che ricorda come molti siano gli spunti di grande attualità sollevati dalla vicenda del Ghetto. “Rileggerne la storia significa riflettere sul tema del dialogo, dell’accoglienza, dei valori non negoziabili. Punti di riferimento imprescindibili – afferma Gnignati – in un’epoca che ci sollecita a governare la complessità”.
Dice il rabbino capo Scialom Bahbout: “Questo anniversario costituisce uno stimolo per interrogarci sul futuro: come imposteremo, come organizzeremo i prossimi anni? La Comunità ebraica dovrà restare protagonista assieme al resto della città, lavorando affinché la cultura sia sempre più strumento di sicurezza”.
Introdotti dal giornalista e assessore comunitario Paolo Navarro Dina, prendono la parola i rappresentanti delle istituzioni e dei diversi soggetti coinvolti.
L’avvocato Alfredo Bianchini, del comitato, spiega come la sfida sia quella di trasmettere un messaggio di “libertà, giustizia e verità” e l’insopprimibile diritto di ciascun essere umano a vivere in una condizione di uguaglianza rispetto ai suoi simili.
Linda Damiano, presidente del Consiglio comunale di Venezia, esprime “vivo apprezzamento” per il lavoro svolto e la ricchezza qualitativa dell’offerta. Mentre l’assessore Paola Mar ricorda come la Comunità ebraica cittadina “abbia scritto grandi pagine di storia”.
“Come è già stato detto tante volte questo anniversario non è un festa, perché non si può festeggiare il ricordo di una segregazione. Rappresenta invece uno straordinario momento di riflessione, in particolare con i giovani” dice la presidente del musei civici Maria Cristina Gribaudi.
Tra gli appuntamenti più attesi la mostra “Venezia, gli Ebrei, l’Europa” che si aprirà in giugno a Palazzo Ducale. A presentarla la sua curatrice, Donatella Calabi, che ne illustra gli aspetti artistici, storici e documentaristici essenziali e racconta l’ambizione di aprire, nel suo solco, un confronto qualificato e ampio sulla futura modulazione del museo ebraico.
Ed è grande anche la sfida di Venetian Heritage, fondazione che ha lanciato una raccolta fondi su scala internazionale che permetterà la realizzazione di alcuni progetti di ampio respiro. “Siamo già a metà della cifra, quattro milioni di euro. Per quest’anno contiamo di riuscire ad arrivare a otto” spiega Toto Bergamo Rossi.
La forza del Cinquecentenario è anche nei luoghi e nelle istituzioni che coinvolge. Come l’Università Ca’ Foscari, che è già stata e continuerà ad essere sede di eventi (a parlarne in conferenza stampa il rettore Michele Bugliesi). O come il teatro La Fenice, dove martedì prossimo si svolgerà l’atteso concerto inaugurale.
“Da tempo lavoriamo con proposte e progetti dedicati al dialogo interculturale. Quella del Cinquecentenario è una sfida davvero importante e coinvolgente” sottolinea il sovrintendente Cristiano Chiarot.
Tra le nuove iniziative annunciate oggi lo svelamento di tre targhe commemorative in occasione del meeting a Venezia (29-30 marzo) dei delegati dell’Association européenne pour la préservation et la valorisation de la culture et du patrimonio juifs. Un impegno che coinvolgerà fortemente Consiglio d’Europa e Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, responsabile dell’allestimento di tre pannelli al museo ebraico.
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(22 marzo 2016)