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Alcune centinaia i volumi che fanno parte del grande patrimonio librario e documentario della Comunità ebraica fiorentina colpito dall’alluvione del 1966. Esattamente cinquant’anni dopo, molti di quei volumi (che si trovano prevalentemente a Roma e versano in gravi condizioni) torneranno nel capoluogo toscano recuperati e valorizzati per iniziativa della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia insieme alla Biblioteca Nazionale di Firenze, e saranno protagonisti di una mostra la cui inaugurazione è prevista proprio per il giorno in cui ricorre l’anniversario, il 4 novembre 2016.
Si tratta di “un’occasione importante, che permette di riportare permanentemente a Firenze il patrimonio librario della Comunità ebraica collocandolo in un sede prestigiosa”, ha affermato il presidente della Fondazione Dario Disegni nel corso di una prima riunione svoltasi martedì all’interno della Biblioteca Nazionale, che ospiterà sia la mostra sia poi l’intera collezione di volumi restaurati.
In mostra ci saranno tra le altre cose anche alcuni incunaboli e cinquecentine, e poi molti volumi che si trovano ora nei magazzini del Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e in altri depositi romani, ma anche alcuni preziosi esemplari che non furono colpiti dall’alluvione “ma sono tesori della cultura ebraica che è importante far conoscere”, come ha sottolineato la direttrice della Biblioteca Nazionale Letizia Sebastiani. Insieme a lei, nei comitati che organizzano la mostra e il recupero dei libri – che avverrà grazie a una collaborazione tra la Biblioteca fiorentina e la Regione Toscana – il vicepresidente della Fondazione Renzo Funaro, il consigliere Alberto Boralevi, il sofer Amedeo Spagnoletto, Gisele Levy del Centro Bibliografico UCEI, la presidente della Comunità ebraica Sara Cividalli, l’assessore comunitario alla cultura Enrico Fink e il rabbino capo Joseph Levi.
Nei convegni che affiancheranno l’esposizione, ha aggiunto Sebastiani, “è inoltre nostra volontà parlare di una figura che è nel nostro cuore, Emanuele Casamassima”, direttore della Biblioteca Nazionale nel 1966 che lottò con determinazione per limitarne i danni sul patrimonio culturale. Ma sono numerosi i fattori per cui l’iniziativa acquisisce grande valore, tra cui, ha notato la direttrice, l’avanzamento di studi di paleografia ebraica (ramo in cui ci sono pochi esperti). La collocazione della collezione restaurata e della mostra nella Biblioteca Nazionale, ha sottolineato Funaro, renderanno i volumi della Comunità ebraica agli occhi dei cittadini e delle istituzioni “un nuovo simbolo dell’alluvione”.
(Nell’immagine l’articolo della Nazione che racconta la devastazione subita allora dalla Comunità ebraica fiorentina)
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(29 luglio 2015)