Da Moked
“Quella della Comunità ebraica di Napoli è una storia antichissima, che inizia molto prima del 1864″. Così Giancarlo Lacerenza, direttore del Centro di studi ebraici dell’Università di studi di Napoli L’Orientale, presenta i contenuti del volume La Comunità ebraica di Napoli (1864-2014): centocinquant’anni di storia, un catalogo comprendente una raccolta di saggi che raccontano l’eredità ebraica della città realizzato a seguito delle due mostre ospitate dalla Biblioteca Nazionale e dall’Archivio di Stato lo scorso anno. Un’iniziativa resa possibile grazie al contributo dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, della Comunità ebraica di Napoli assieme all’Archivio di Stato cittadino e al Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo. Alla presentazione – svoltasi nella stessa sala Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli che ha ospitato anche la mostra e condotta in dialogo con la giornalista Titti Marrone – hanno portato il loro saluto il Consigliere UCEI Sandro Temin, il presidente della Fbcei Dario Disegni, il presidente della Comunità ebraica di Napoli Lydia Schapirer. Con loro, la direttrice della Biblioteca Mariolina Rascaglia, la direttrice dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e le per le Informazioni Bibliografiche Simonetta Buttò, la direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli Imma Ascione e la rettrice dell’Orientale Elda Morlicchio. In occasione dell’evento è stata inoltre allestita in una sala vicina una piccola mostra di alcuni preziosi volumi ebraici antichi, manoscritti e a stampa, conservati all’interno della Biblioteca.
“La presenza antichissima della Comunità ebraica di Napoli è particolarmente significativa per il patrimonio dei beni culturali ebraici italiani”, ha affermato Disegni ricordando il vivo interesse della Fondazione per la mostra di cui il volume presentato costituisce il catalogo, manifestato anche con una visita del Consiglio, che lo scorso febbraio ha scelto di tenere nella città partenopea la sua riunione. “La memoria è il cardine della cultura ebraica e oggi ci compiaciamo del nostro passato”, ha aggiunto Temin, portando i saluti del presidente Ucei Renzo Gattegna. “Accanto a questa consapevolezza però – ha proseguito – siamo una comunità viva, che desidera andare avanti”.
Le mostre ospitate dalla Biblioteca Nazionale e dall’Archivio di Stato accostavano foto di famiglia ai preziosi arredamenti della sinagoga e intrecciavano le testimonianze dei documenti pubblici con quelli privati rappresentando il profondo radicamento degli ebrei napoletani nella società locale. Un lavoro di ricerca che “ha messo tutti quelli che hanno partecipato alla sua realizzazione nella condizione giusta per esprimere potenzialità e idee” ha raccontato Buttò, sottolineando come il catalogo costituisca “l’assicurazione sulla vita della mostra”. Un’esperienza importante anche per Rascaglia, la quale ha affermato che “lavorando insieme abbiamo visto cosa significa concretamente il dialogo tra culture”. Tale collaborazione, ha rilevato Morlicchio, è in realtà iniziata anche prima della realizzazione delle mostre, e risale almeno al 2008, anno in cui è nato il Centro di studi ebraici dell’Orientale. “Spero che la coesione e le sinergie possano continuare in futuro – l’auspicio espresso da Schapirer – perché ne abbiamo bisogno per andare avanti”.
Accanto alle vicende storiche, “nel catalogo confluiscono moltissime storie recenti che per fortuna la Comunità ebraica ha iniziato a raccogliere”, ha sottolineato Marrone. Un lavoro da proseguire prioritariamente anche per Lacerenza: “Si tratta di un percorso di ricerca che è urgente intraprendere – le sue parole – per attuare il recupero di una memoria che se non coltiviamo si perderà”. Il professore ha quindi portato il folto pubblico presente in sala attraverso tutta la storia dell’ebraismo napoletano, radicato nel territorio da epoche lontanissime, una dei cui lasciti più importanti è rappresentato dai preziosi manoscritti e testi a stampa prodotti nel corso del tempo. Alcuni esemplari, conservati all’interno della Bibioteca Nazionale, si trovano oggi esposti proprio vicino alla sala Rari, due dei quali viaggeranno presto fino a Venezia per essere esposti nelle mostre allestite in occasione del cinquecentenario del Ghetto. “Molti sanno che i librai a Napoli nel ‘400 erano una vera e propria folla – ha concluso Lacerenza illustrando le particolarità dei volumi – a testimonianza di una vita culturale sempre attiva”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(3 marzo 2016)