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“Essere presenti oggi è importante in quanto rappresenta un riconoscimento del fatto che il patrimonio religioso italiano non è solo quello cristiano, bensì quello di tutte le altre minoranze presenti sul territorio”. Questo è stato evidenziato da Dario Disegni, presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, intervenuto ieri pomeriggio al convegno internazionale “Patrimonio architettonico religioso – Nuove funzioni e processi di trasformazione”, in corso al Salone d’Onore del Palazzo del Valentino a Torino nelle giornate di ieri e di oggi. La due giorni, dedicata allo studio dell’adeguamento funzionale delle strutture religiose,

è organizzata dal Dipartimento di Architettura e di Design del Politecnico di Torino e dall’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. “Si tratta di un’occasione importante per rendersi conto che le esigenze sono comuni a tutte le realtà religiose e far nascere collaborazioni”, ha sottolineato Carla Bartolozzi, docente al Politecnico di Torino e coordinatrice del Comitato Scientifico. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Laura Moro, direttrice dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che ha presieduto la sessione di ieri pomeriggio dedicata alla consistenza del patrimonio architettonico religioso e ha osservato come l’ambito dei beni cultuali religiosi sia costituito da numerose anime diversissime tra loro. “Queste occasioni di incontro sono dunque ottimi momenti per conoscersi, aggiornarsi e soprattutto creare un linguaggio comune”, ha detto Moro. Il pomeriggio, nel corso del quale Dario Disegni, presidente FBCEI, ha presentato il patrimonio architettonico ebraico in Italia, ha visto dunque alternarsi gli interventi di rappresentanti delle diverse istituzioni di cui questo settore si compone, tra cui quelli di Mons. Stefano Russo e Laura Gavazzi, dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali della CEI, Stefano D’Amico, del MIBACT, Giovanni Zito e Mario Parlagreco, della Direzione Regionale Piemonte e Valle D’Aosta dell’Agenzia del Demanio, Daniele Jalla, presidente dell’International Council of Museums – Italia e membro della Società di Studi Valdesi, Lino De Campo e Fabio Cerato, dell’Associazione Vita Consacrata del Piemonte, e Valeria Minucciani, docente del Politecnico di Torino. “Del patrimonio culturale ebraico, che presenta un grande interesse per la collettività, quello architettonico è composto da edifici, le sinagoghe sparse nelle varie regioni, che nella loro varietà raccontano la storia della minoranza che viveva in quei luoghi”, ha osservato Disegni. Che ha poi sottolineato l’attuale grande impegno della Fondazione nell’aggiornamento della catalogazione dei beni culturali ebraici diffusi nel Paese, da offrire alla più ampia consultazione di studiosi e interessati. Un’esigenza condivisa anche dalla minoranza Valdese, di cui Jalla ha illustrato la piattaforma digitale recentemente sviluppata per l’inventario, la catalogazione e la valorizzazione dei contenuti culturali. Tale piattaforma, chiamata ABACVM (Archivio Beni e Attività Culturali Valdesi e Metodisti), si propone di creare un dialogo tra diversi modelli concettuali di descrizione del patrimonio culturale e mettere a punto un sistema di interoperabilità, per lo sviluppo di nuovi canali di utilizzo da parte di banche dati di catalogo tradizionali, ha spiegato Jalla. Interamente dedicata invece al tema degli studi e dei progetti di restauro la giornata di oggi, con la trattazione di casi esemplari di interventi di restauro e riuso di edifici religiosi. Tra cui quello delle sinagoghe del Piemonte, illustrato nell’intervento di Franco Lattes, docente al Politecnico di Torino. “Per quanto l’Ebraismo si identifichi con l’idea di un popolo coeso, reso unito dall’indissolubile legame con una tradizione millenaria, il patrimonio dei beni culturali ebraici offre un panorama relativamente contenuto dal punto di vista quantitativo eppure estremamente sfaccettato e molteplice”, ha rilevato. Per questo è secondo Lattes opportuno restringere il campo all’area delimitata, eppure eccezionalmente ricca, del Piemonte, “proprio perché anche in un territorio così circoscritto si ritrova quella ricchezza ed eterogeneità dei casi, utile a chiarire come,

attraverso le differenze, sia possibile distinguere tra un nucleo stabile e unitario ed un involucro duttile ed eterogeneo”. Molti altri gli interventi di rilievo e gli argomenti trattati, tra cui il contributo della consulente Unesco Tatiana Kirilova Kirova e un confronto sul turismo religioso con Rita Capurro e Francesco Novelli, docenti all’Università Bicocca e al Politecnico di Torino. A trarre le conclusioni del convegno, insieme all’organizzatrice Carla Bartolozzi, saranno infine tra gli altri Dario Disegni e il moderatore della Tavola Valdese Eugenio Bernardini.

Francesca Matalon (12 dicembre 2014)

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