È la notte tra il 25 e il 26 gennaio 1904 quando un incendio, scoppiato nei locali della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, divora circa la metà dei codici ebraici custoditi nella struttura oltre a moltissimi altri libri archiviati nelle diverse sezioni. Un patrimonio culturale ingente va in fumo e anche numerose opere sopravvissute necessitano di cure e di un restauro conservativo che si protrae per oltre un secolo. Tra le varie testimonianze riportate a nuova vita nel corso degli anni una singolare composizione bilingue (ebraico e italiano) dal titolo “Divina corona di Savoia”. Dedicata dall’ebreo piemontese Diodato Segre a Carlo Emanuele I di Savoia, detto dai suoi sudditi “Testa di fuoco”, risale al 1622 ed è stata al centro di un denso lavoro scientifico curato dall’archivista Chiara Pilocane e pubblicato grazie all’impegno della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia (che ha istituito una borsa di studio) sotto il nome di “Nezer ha-qodesh mi- Savoia, che vuol dire Divina Corona di Savoia” (Rassegna Mensile di Israel, Giuntina).
Ieri l’opera è stata presentata al Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con la partecipazione di Dario Disegni, Presidente Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia; Rossana Rummo, Direttore Generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali ed il Diritto d’autore, MiBACT; Andrea De Pasquale, Direttore Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino; Giacomo Saban, già Direttore Rassegna Mensile di Israel; Micaela Procaccia, Dirigente Servizio Tutela e Conservazione della Direzione Generale Archivi, MiBACT.
“C’è grande soddisfazione per la pubblicazione di quest’opera, frutto di un rinnovato impegno per la cultura e la conservazione del patrimonio ebraico portato avanti dalla Fondazione. Sono numerosi gli impegni e le sfide che ci attendono, a partire dal lavoro di aggiornamento e informatizzazione. Incarico per il quale – ha spiegato in apertura Disegni – sono stati istituiti due incarichi di ricerca”.
Tra le varie iniziative in cantiere la realizzazione di una mostra nel cinquantesimo anniversario dell’alluvione di Firenze, mentre è in corso il restauro di un antico Sefer Torah a Biella. Disegni ha infine sottolineato con parole di ringraziamento (“la sua presenza ci onora”) la partecipazione di Rummo al convegno.
È stata proprio quest’ultima a sviluppare e contestualizzare il legame consolidatosi nel tempo tra il ministero (e quindi lo Stato) e la Fondazione. “È una collaborazione che sta dando i suoi frutti e che va rafforzata con nuovi e ulteriori progetti. La cultura ebraica – ha spiegato Rummo – rappresenta infatti un tassello assolutamente imprescindibile nel nostro lavoro. Basta pensare, su tutti, al recente ritrovamento del professor Perani a Bologna. Insieme dobbiamo trovare la strada per tutelare e valorizzare al meglio questo rilevante patrimonio”.
Di grande suggestione la panoramica tracciata da De Pasquale, soffermatosi sulle tappe salienti di vita della biblioteca e sull’attenzione da sempre dimostrata, nel corso dei secoli, relativamente ai temi di ebraistica e cultura ebraica. Un interesse che si è oggi concretizzato, ha spiegato De Pasquale, “con la partecipazione al progetto di respiro europeo Judaica Europeanna”.
Più nello specifico del lavoro di Pilocane le relazioni di Saban e Procaccia, che hanno personalmente accompagnato e guidato la studiosa nella sua ricerca. “Un lavoro minuzioso, riga per riga, svolto con particolare attenzione e consapevolezza per ogni citazione e singolo passo biblico”, l’elogio di Saban. L’ex direttore della Rassegna Mensile di Israel si è poi concentrato sulla figura di Diodato Segre, personaggio dotato di buona cultura e allo stesso tempo segnato dall’ambizione di entrare nell’elite che circonda Casa Savoia.
“Diodato Segre – ha proseguito Procaccia – conosce molto bene la letteratura del suo tempo e il testo biblico. Ha inoltre consapevolezza dei commentari rabbinici, in particolare del più volte citato Rashì, e ‘orecchio’ per la cultura cabalistica. Si tratta di un ebreo di cultura medio-alta che sviluppa una certa attenzione verso le tendenze culturali del suo tempo”.
La parole è poi andata all’autrice, che ha raccontato di un lavoro di studio “divertente” e “appassionante”. Tra le caratteristiche degne di nota, ha spiegato Pilocane, c’è il fatto che il testo in oggetto sia ad oggi la più antica composizione encomiastica per un membro di Casa Savoia mai rinvenuta. “Non mi meraviglia – ha puntualizzato – che sia per Carlo Alberto I, tra i primi nel suo tempo a dare impulso agli studi ebraici”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked (20 febbraio 2014)